top of page
LOGO MUSEO CIVICO

MUSEO DELLA CIVILTÁ CONTADINA

del SALENTO. SEZIONE ETNOGRAFICA.

Il museo civico di Giuggianello è stato inaugurato il 16.10.2010 in occasione della VI festa dei piccoli comuni d’Italia.
Esso nasce dalla profonda convinzione che un museo, nonostante 
costituisca una “finzione” propone comunque percorsi di lettura volti ad individuare forti punti di sinergia tra passato e presente, tra civiltà contadina e società globalizzata ed iper-tecnologizzata, amplificandone i messaggi e i momenti di confronto e scambio.

Si è immaginato il museo di Giuggianello come una struttura che possa essere vissuta e frequentata innanzitutto dalla gente del posto,oltre che dagli ordinari visitatori quali scuole,turisti e curiosi e che potesse divenire un luogo di ritrovo in cui si animassero le conversazioni, i dialoghi e i confronti; un luogo, insomma, che non fosse riservato, separato o nascosto.
Per questo si è deciso di istituire il Museo stesso al centro del paese, in via Roma, presso l’antico castello dei Lubelli.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


E’ strutturato in tre sezioni: Etnografica, Archeologica e Archivistica.

Delle tre solo la prima è stata realizzata e aperta al pubblico; l’allestimento delle altre due, invece, è in itinere.


Ad accogliere il visitatore sono le parole di le parole di Primo Levi il cui monito non vale solo come puntello morale contro ogni tentativo di svuotamento dell’umanità, ma serve anche per proporre una linea conduttrice del percorso:

”Consideri ognuno quanto valore, quanto significato è racchiuso anche nelle più piccole nostre abitudini quotidiane, nei cento oggetti nostri che il più umile mendicante possiede: un fazzoletto, una lettera, una fotografica di una persona cara. Queste cose sono parte di noi, quasi come membra del nostro corpo; né è pensabile di venirne privati nel nostro mondo, che subito ne ritroveremmo altri a sostituire i vecchi, altri oggetti che sono nostri in quanto custodi è suscitatori di memorie nostre” .

Nell’ingresso un pannello illustra le fasi principali nelle quali è scandita la nascita e la realizzazione della sezione etnografica; contrariamente a quanto avviene di solito, essa non proviene da una mostra o delle collezioni già predisposte da un singolo o da un gruppo, ma è frutto di una attenta e pluriennale raccolta di oggetti di uso quotidiano e di attrezzi di vari mestieri donati dagli abitanti del paese e depositati in luoghi di fortuna in vista dell’allestimento: sono stati, poi, i soci del Centro di Cultura, gli artigiani, i ragazzi del Servizio Civile Nazionale ad essersi occupati con dedizione e cura alla ripulitura e ripristino degli stessi.
Due oggetti di grandi dimensioni attraggono l’attenzione, una pressa da frantoio, collocata in mezzo alla stanza, e, sul lato destro, una pila.
La parete sinistra dell’ingresso è strettamente dedicata agli oggetti di affezione; nelle varie vetrine che si susseguono, infatti, è possibile individuare: un uovo di legno da rammendo con lo sfondo di alcune opere di Man Ray; una serie di vecchi ferri da stiro a carbone con su lo sfondo un’opera di Marcel Du Champ; più avanti è possibile scorgere la farsura, pentola utilizzata per cucinare la Paparotta, pietanza di cui il cittadino si nutriva al mattino prima di andare nei campi e composta da residui di legumi e verdure mescolati a tozzi di pane fritto e olio.
La sporta di giunco e la sporteddha raccontano storie di vita e di morte.

La prima era utilizzata per trasportare la spesa di ortaggi; la seconda cibi più “delicati” quali uova, farina, o addirittura una gallina da donare alle donne stremate dal parto per rifocillarle con il suo prelibato e nutriente brodo, o il cibo per i familiari in lutto; nella sporteddha, inoltre, veniva deposto il neonato non desiderato e ancora in fasce presso l’abitazione “di una famiglia per bene” che poteva assicurargli un futuro più certo e agiato. Interessante appare, a tal proposito, un documento relativo ad un “esposto” (così venivano denominati i neonati abbandonati) sistemato in una delle vetrine dell’ingresso museale.

Dal vestibolo si passa al corridoio dedicato alla rotazione agraria. Al muro sono appesi, uno di fronte all’altro, due erpici, di cui uno in ferro e l’altro in legno (la traia); sotto due aratri di ferro.
Da questo momento in poi il museo tocca alcuni dei temi ricorrenti riguardanti la civiltà contadina e artigiana: cerealicoltura, pastorizia, tessitura, i mestieri; nella sala del fabbro il visitatore può osservare composizioni di ferri di cavallo e di chiodi forgiati artigianalmente e, inoltre, tutti gli attrezzi per la fucina compresi gli strumenti artigianali della chiusura degli usci.
Giochi di falci nella prima sala, a sinistra del corridoio, in cui primeggiano il grande aratro di legno e il bellissimo carro (lu trainu).Essa è dedicata principalmente alla lavorazione del grano,dalla mietitura alla panificazione e alla pastorizia, ma non mancano riferimenti ad attività domestiche come il bucato nei grandi vasi di creta (lu cofinu).

 

La stanza successiva è quella arredata con il camino, il telaio, il letto e la mattrabanca.


La seconda sala è interamente dedicata a Nicola Cesari, allestitore del museo deceduto nel luglio scorso dopo una inesorabile malattia. Qui è allestito, in fondo a destra, lo spazio riservato alla sua opera di serigrafia recante il marchio della ditta di gassose “Cesari”aperta da Raffaele, padre di Nicola.

La tematica successiva è quella dedicata alla tessitura che si sviluppa, nelle varie fasi: ‘ncannulare, ordire, moicare, ‘nchire e tissire ; in alto campeggia, su un pannello, la riproduzione dell’elemento paesaggistico che caratterizza il territorio di Giuggianello, il cosiddetto “Masso della Vecchia”, un enorme macigno lenticolare che poggia, come la cappella di un fungo, su un basamento.

Questo masso, chiamato “Furticiddhu te la vecchia te lu Nanni”, è accostato all’anziana filatrice, vale a dire alla donna dell’orco, la quale filava sedendo sul letto (un altro masso ancora più grande che si trova poco lontano dal precedente); “lu furticiddhu” è, invece, la rondella che funge da volano e favorisce la rotazione del fuso.

In fondo alla sala, a sinistra, si è costruita una simulazione di pozzo e si è proceduto alla sistemazione degli attrezzi utili per l’approvvigionamento dell’acqua. Gli abitanti di Giuggianello godono della protezione di San Cristoforo, patrono dell’acqua, che può intervenire per propiziare la pioggia o, con il soccorso aggiuntivo del suono delle campane, per allontanare i temporali.

L'ingresso al Museo ha un costo a persona di € 2,50.

L'ingresso è gratuito per i bambini/e con età pari e/o

inferiore ai 6 anni mentre è ridotto del 50%

per i ragazzi/e che hanno una età compresa tra i 7 e i

16 anni compiuti.

Per i  residenti a Giuggianello l'ingresso è gratuito.

Per gruppi organizzati e scolaresche è prevista una

agevolazione. Richiedila da qui.

Chiedi maggiori informazioni al numero  0836 444 266 (anche WhatsApp)

 

La collezione è in corso di catalogazione con sistema nazionale dell'Istituto Centrale del Ministero della Cultura.

Ciò rappresenta una unicità nel Salento.

bottom of page